venerdì 17 novembre 2017

Un anno di newsletter - Appunti dal tavolino di un bar

Domenica scorsa ho spedito l'edizione numero 52 di Appunti dal tavolino di un bar, la newsletter che ho messo in piedi l'anno scorso. Nella prima mail ufficiale avevo attaccato dicendo:

"Buondì,

se ricevi questa mail è perché ti sei iscritto alla mia newsletter, Appunti dai tavolini di un bar. Grazie!

Si tratta della prima mail, quindi questa e le prossime saranno un po' un banco di prova. Nelle mie intenzioni scriverò di cose che mi interessano, mi divertono e del mio lavoro."

Dopo un anno posso dire che è ancora in tutto e per tutto un banco di prova, perché sto imparando a scriverla, pensarla e gestirla una settimana via l'altra, cercando di avere un piano abbastanza organizzato ma in realtà improvvisando parecchio.

Caffè, suplex e fumetti.

L'improvvisazione più grossa è stata la decisione di spedire ogni domenica la sceneggiatura di una tavola autoconclusiva scritta da me, usando una gabbia con un numero di vignette ben preciso: 9 vignette, 12 vignette, 6 vignette e così via a scalare. Per ciascuna gabbia ho spedito un numero di tavole uguale al numero di vignette, quindi 9 tavole a 9 vignette, 12 tavole a 12 vignette e così via. Per puro caso si è creato un conto alla rovescia che è finito con 1 tavola con 1 vignetta spedita proprio nell'edizione 52. Vorrei bullarmi di averlo fatto apposta ma è stata solo una botta di culo che mi ha colto di sorpresa.

Di sorpresa mi ha colto soprattutto il feedback che ho ricevuto da parte di chi sta seguendo la newsletter. Non solo alcuni mi dicono regolarmente cosa pensano di quanto scrivo, ma mi arrivano pure segnalazioni interessanti di articoli, video, libri e fumetti da recuperare. E pure di autori e autrici che non conoscevo che disegnano e scrivono alla grande.

Scritta da me e disegnata da Eleonora Antonioni

Altra improvvisazione è stata quella di chiedere ad alcuni di disegnare una delle tavole autconclusive. Non solo hanno accettato più persone di quanto pensassi, ma hanno fatto un lavoro ottimo senza risparmiarsi e potete vederne un paio in questo post, oppure andare qua dove le sto raccogliendo e aggiungerò altre tavole attualmente in preparazione. Perché, altro momento per me stupefacente, alcuni fumettisti mi hanno contattato per sapere se ho una tavola a disposizione per loro.

Queste collaborazioni sono per me molto importanti perché mi stanno aiutando a fare un certo tipo di fumetto seguendone passo passo la realizzazione, permettendomi di dialogare direttamente con chi le disegna e ragionare insieme sulla soluzione migliore. Si tratta di un aspetto che penso sia fondamentale nell'imparare a fare fumetti e che mi pento parecchio di non aver iniziato a fare ben prima e con più regolarità.

Scritta da me e disegnata da Lorenzo Magalotti
Come rosico di aver tergiversato almeno due anni dicendomi "Dovrei aprire una newsletter!" invece di farlo e basta. Ma cosa (non) fatta capo ha, quindi ora meglio concentrarsi sul secondo anno di Appunti dal tavolino di un bar. Ho un paio di idee da sviluppare nei prossimi mesi, tra cui trovare il modo di far conoscere di più la newsletter. A questo servono le cartoline che vedete nella foto qua sopra: voglio vedere se parlarne al di fuori della rete può funzionare o meno, lasciandole qua e là per la città. Certo, le ho fatte creare da Luca e le ho stampate anche perché c'è quella parte di me che adora i prodotti cartacei, quindi mi piace proprio l'idea di averle.

Stesso motivo per cui mi piacerebbe fare una raccolta del meglio della newsletter in versione cartacea. Su questo devo ragionarci sopra per capire sia cosa infilarci dentro ma anche come redigerla e come stamparla. Vedremo.

Per cui se siete curiosi di vedere come si sviluppa la newsletter di uno che ha un piano ben congeniato con ampi spazi di manovra, potete iscrivervi andando qua e inserendo il vostro indirizzo mail. Non costa nulla e vi spammo solo una volta a settimana.

venerdì 10 novembre 2017

Inktober 2017 - un paio di cose che ho capito facendolo


Con mio stupore, sono riuscito a completare l'Inktober 2017 senza saltare nemmeno un giorno. La sfida consisteva nel fare un disegno diverso a china al giorno, seguendo una lista di termini cui ispirarsi, che trovate qua sul sito ufficiale della sfida, ideata da Jake Parker. Per me che non so disegnare si è trattato di un'esperienza interessante e a suo modo istruttiva. Date le mie scarse capacità ed esperienza ho dovuto giocare di sottrazione, tentando di rendere con il numero minimo di immagini e tratti quello che volevo dire. Per questo motivo ho scelto un omino stilizzato come soggetto, e non potendo certo giocare di sottigliezze in quanto a recitazione del corpo e del volto, ho optato per un stile molto esagerato e caricato per riuscire a far capire sia cosa facesse sia cosa provasse.



Per gli stessi motivi ho scartato un sacco di idee che mi venivano in mente perché mi redevo conto che, molto banalmente, non ero in grado di renderle graficamente. Questo è stato uno dei motivi per cui una volta letta la parola del giorno per ispirarsi, non mi sono limitato alla prima definizione utile data dal dizionario ma ho approfondito andando a cercarne una che mi permettesse di disegnare qualcosa per me fattibile. Per farvi due esempi di questo: il signifcato più comunque di "shy" è "timido", ma ho scoperto che può anche significare "scagliare via", e mi è venuto molto più facile disegnare un'azione molto semplice rispetto a un'espresisone per me molto complessa, mentre "run" di solito significa "correre", ma dato che avevo già fatto correre l'omino ho optato per "serie di cose simili tra loro". 



Inoltre la presenza nella maggior parte delle vignette di due protagonisti è stata del tutto casuale. Con la vignetta del secondo giorno il povero omino stilizzato è stato segato in due, e da lì in poi è andato alla ricerca o è fuggito alla sua parte di sotto. Avere due "personaggi" distinti e in conflitto si è rivelato ottimo, perché mi ha dato modo di avere una minima base da cui partire per ipotizzare la scena: per la gioia di ogni teorico della narrativa, quando una narrazione si basa su di un conflitto risulta quasi sempre più accattivante. E per chi scrive è molto utile perché si ha sempre una certezza a cui tornare quando le idee si fanno confuse: bianco contro nero, bene contro male, dio contro satana.

Credo non sia un caso se, secondo me, le più deboli siano proprio le ultime tre, in cui le due metà si sono riunite, per quanto riunite in maniera sbagliata per tenere il più posisbile il conflitto tra i due.



Per queste necssità, bene o male tutte le immagini non sono altro che piccole gag sceme in stile slapstick in cui i due protagonisti si rincorrono e scontrano. Credo sia uscita, lungo questa serie, la mia passione per i cartoon in stile Warner Bros., Hanna & Barbera e simili dove ci sono due protagonisti fissi che si scontrano in eterno: Tom&JerrySilvestro&TittiSpyVsSpy. E rimanendo in ambito fumettistico ci butto lì un Krazy Kat.

Non mi sto comparando a questi classici, sia chiaro, ma mi sta facendo riflettere come scrivere senza pensarare troppo a sovrastrutture, trame e interpretazioni mi abbia fatto andare in maniera piuttosto automatica a pescare da cose che amo da quando sono bimbo, senza neppure tutte le riflessioni tecniche che mi pongo di solito quando invece mi siedo alla scrivania per "sceneggiare come i professionisti". Anche perché, come accennavo sopra, trattandosi di sketch/illustrazioni/vignette, non è fumetto vero e proprio mancando la sequenza tra vignette, per cui è qualcosa di un po' diverso dal solito per quanto mi riguarda.



Cosa strana, per me, è stato inoltre disegnare per essere letto da tutti. Di norma i layout che faccio per le mie storie sono per uso personale, e infatti sono spesso incomprensibili accrocchi di dialoghi, frecce per indicare i movimenti e onomoatopee con una faccia per farmi capire che succede. Queste vignette invece mi hanno costretto a ragionare ancora di più sul disegno, i segni e sulle immagini di quanto già faccia di solito sceneggiando. Non potendo appoggiarmi alla bravura di un disegnatore che ha un bagaglio tecnico enorme per rendere quanto scrivo io, mi sono dovuto sforzare di trovare da me la soluzione grafica più consona. Con tutti i limiti cui accennavo sopra.

Si è trattato per cui di un esercizio molto utile, che spero di replicare l'anno prossimo. Se volete scrivere fumetti ma non sapete disegnare vi consiglio caldamente di provare: sarete costretti a scoprire se siete in grado di raccontare qualcosa al di là del saper disegnare.

Se volete vedere tutti i miei Inktober potete andare sul mio tumblr a questo link, dovrebbero mostrarvisi tutti.


giovedì 14 settembre 2017

Dietro le quinte di Videopoker, scritto da Davide Costa e disegnato da Eleonora Antonioni

Ho scritto una tavola autoconclusiva ed Eleonora Antonioni l'ha disegnata. Vi mostro subito la tavola, mentre più sotto trovate la sceneggiatura, un mio layout terribile e un paio di mie riflessioni.

Clicca che si allarga

Sono molto contento che Eleonora l'abbia disegnata, perché credo abbia un gran tocco nel riuscire a far trasparire inquietudine e malessere in maniera sottile e non didascalica. Il tutto in un contesto al 100% realistico che rende la cosa ancora meno facile. Ma i disegni parlano da soli, così come tutto quello che trovate sul suo sito personale.

Nell'immagine che segue potete leggere la sceneggiatura che ho inviato a Eleonora, e se l'immagine risulta poco chiara la potete scaricare in pdf da qua


Clicca che si allarga.
Nella sceneggiatura ho suggerito di aumentare, di vignetta in vignetta, le dimensioni del PAM che indica il pigiare i tasti del videopoker, cosa che mi pare funzioni bene per sottolineare il crescendo della frustrazione della protagonista. L'idea di dare quel suggerimento mi è venuta scarabocchiando il layout della tavola, che trovate qua sotto:

Clicca che si allarga

Come vedete, nel layout mi sono limitato a isnerire i suoni. Questo perché avevo deciso di tenere il più possibile simili le immagini, quindi non avevo bisogno di pormi troppi problemi su dove inserire i personaggi. Per questo motivo mi pareva giusto sfruttare le onomatopee, ed è proprio scribacchiando i layout che mi é venuta l'idea di chiedere di disegnare il PAM sempre più grande e lasciare il DLN DLN DLN sempre uguale e monotono. Le onomatopee, così come i balloon e il lettering, sono elementi essenziali nel racconto a fumetti, per cui non solo è lecito sfruttarle ma molto auspicabile. Sottolineo lo scriabacchiare perché sono convinto che scrivere fumetti richieda ragionare il più possibile per immagini, per cui prendere carta e matita può aiutare a farsi venire in mente soluzioni che limitandosi a scrivere, forse, non verrebero fuori. Inoltre: Eleonora non ha mai visto questo layout, è servito solo a me per chiarirmi le idee. A meno di non avere richieste davvero incasinate, penso che dare dei layout a chi disegna sia un po' invadente, ma ogni storia è diversa quindi non lo escludo a priori.

E ora il momento dell'autocritica: forse per sottolineare il tempo che passa avrei potuto chiedere di inserire clienti che fanno cose in orari evidentemente diversi. Tipo: uno che fa colazione in vignetta 2, due che pranzano in vignetta 3, gruppo che fa aperitivo in vignetta 8. Nella versione definitiva, devo dire, la scarsità di clientela mi pare sottolinei meglio la desolazione della situazione, rendendo il luogo in cui si trova una sorta di non-luogo. Quindi non saprei bene quale delle due eventuali versioni sceglierei. Ma tanto credo sia così per tutti quelli che fanno storie, si consegna quando ti convince, non quando ti convince al 100%.

La sceneggiatura l'ho scritta e spedita qualche tempo fa agli iscritti della mia newsletter, Appunti dai tavolini di un bar. Se vi incuriosisce leggere sceneggiature di fumetti non ancorsa scritti, seguire i miei lavori e cose che trovo interessanti, potete iscrivervi andando a questo link. La aggiorno ogni domenica da 43 settimane e conto di non mollare il colpo. Scoprite se ci riesco.




domenica 10 settembre 2017

Workshop sceneggiatura fumetto a Genova 7-8 ottobre 2017

Terrò un workshop dedicato alla sceneggiatua di fumetti, qui a Genova, il 7-8 ottobre.



Parleremo di teoria solo per metterla subito in pratica per scrivere fumetti insieme. Voglio che alla fine del workshop gli studenti si trovino in mano qualche tavola di fumetto sceneggiata da loro, una conoscenza della terminologia di base con cui scrivere le sceneggiature e le idee, spero, più chiare su come funziona il racconto a fumetti.



Dato che i fumetti funzionano per immagini, parleremo e scriveremo soprattutto per immagini: ragioneremo su come funzionano inquadrature, campi, piani ma anche del perché certe immagini sono meglio di altre per raccontare quello che ci passa per la testa.

Aperto a tutti, dall'esordiente che sta iniziando ma anche a chi magari scrive sceneggiature da qualche tempo e vuole mettersi alla prova. E se siete disegnatori, potrebbe essere interessante provare a sceneggiare per un paio di giorni e vedere con gli occhi dello sceneggiatore.

Ovviamente farò scrivere almeno una tavola autoconclusiva, ma non solo.



Per me si tratta di una nuova avventura, dato che a parte qualche lezione e chiacchiera sporadica come ospite, non ho mai avuto modo di fare un workshop vero e proprio.

Riassumendo: due giornate dalle 10 alle 18:30, 200€ per iscriversi e si terrà raggiungendo il numero minimo di iscritti. Se siete interessati mandate una mail a info@mgmgenova.it oppure chiamate il 389-4838387. Si terrà presso MGMGenova, di cui vi allungo la pagina facebook dove trovate anche l'indirizzo della sede. Ve lo ripeto: per iscrivervi mandate una mail non a me ma a info@mgmgenova.it. Se invece volete delucidazioni su come sarà impostato il workshop, scrivete pure a me. 

martedì 22 agosto 2017

[Dietro le quinte] Il Battesimo - Sceneggiatura di Davide Costa - Disegni di Francesco Segala - Supervisione lettering di Maria Letizia Mirabella

Ho scritto una tavola autoconclusiva, Francesco Segala l'ha disegnata e Maria Letizia Mirabella ne ha supervisionato il lettering. Qua sotto vi mostro subito la tavola finita, e più giù la sceneggiatura e un po' di dietro le quinte.

Clicca che s'allarga
Sono molto contento di aver collaborato con Francesco e Maria Letizia, stanno entrambi facendo un bel po' di cose belle e interessanti e vi riamndo ai loro siti per scoprirne alcune, basta cliccare sui loro nomi.

Qua sotto invece vi lascio la sceneggiatura della tavola, se l'immagine è poco leggibile potete scaricarla in pdf da questo link.

Clicca che s'allarga.
Scrivendola, il dubbio su cui mi sono fermato di più è stato: come gestisco i flashback? Per parecchio non mi sapevo decidere se usare l'alternanza che vedete nella tavola finita, oppure usarne una che, disegnata, sarebbe risultata ad X, quindi scambiando di posto le vignette 3 e 4 tra di loro. Parlandone anche con Francesco mi sono deciso che la soluzione finale è quella che funziona meglio. Dal layout agghiacciante fatto dal sottoscritto che vi lascio qua sotto, potete vedere che il dubbio sui flashback mi ha preso da subito abbozzando la tavola.




Le scelte cromatiche che vedete nella tavola sono tutte di Francesco, sia l'uso del rosso dominante nei flashback che la "sottolineatura" nella cicatrice e nella bomba. Scelte a cui non avevo pensato e che trovo molto molto efficaci, ma dopotutto Francesco è anche colorista e si vede quanta attenzione ci metta nell'usare il colore non per riempire ma per raccontare. 

Vi lascio in chiusura i layout usati da Francesco per disegnare la tavola, nonché una foto usata come reference per caratterizzare la protagonista, ovvero l'attrice Melissa George.










La sceneggiatura l'ho spedita in anteprima agli iscritti della mia newsletter, Appunti dai tavolini di un bar. Nella mewsletter parlo del mio lavoro, di cose in preparazione, di cose che mi interessano e molto spesso spedisco la sceneggiatura di una tavola autoconclusiva. Caso mai vi andasse, potete iscrivervi a questo indirizzo inserendo la vostra mail.

mercoledì 9 agosto 2017

Dietro le quinte di Chi si somiglia si piglia - sceneggiatura di Davide Costa e disegni di Lorenzo Magalotti

Ho scritto una tavola autoconclusiva e Lorenzo Magalotti è stato così gentile da disegnarla. Più sotto trovate la sceneggiatura che ho scritto, e in chiusura del post una versione alternativa della sceneggiatura dell'ultima vignetta. La tavola disegnata da Lorenzo invece ve la beccate subito. Il titolo è Chi si somiglia si piglia.



La tavola l'abbiamo spedita a La Vetta del Terrore, un concorso per fumetti horror creato, curato e coordinato da Mortimer Cobold, losco figuro che mi ha spedito un invito a partecipare. Per fortuna ho trovato un perfetto compagno di ventura in Lorenzo, per cui potete leggere la nostra tavola sulla pagina ufficiale di La Vetta del Terrore, a questo indirizzo. E una volta lì, gironzolate per la pagina che iniziano a esserci diversi fumetti molto interessanti.

Mortimer ha deciso di smembrare la tavola in quattro pezzi, non so se per dilettare il suo lato sadico da organizzatore horror o altro. Trovo comunque interessante poter leggere la tavola in due versioni, e come rimanga ben leggibile e coerente in entrambi i casi. Penso che questo sia possibile grazie al gran bel lavoro svolto da Lorenzo coi suoi disegni e la sua regia chiara e precisa.

L'abbacinante bellezza di Lorenzo e dei suoi layout.

La sceneggiatura, che potete leggere qua sotto e che trovate in formato pdf qua, l'ho scritta qualche settimana fa, come esercizio sulla tavola a 12 vignette tutte di identica dimensione. 




Come dicevo in apertura del post, ecco una versione alternativa dell'ultima vignetta:


La differenza risiede solo nell'uso di un dialogo anziché di una dida. Nella tavola finita ho preferito la dida perché mi piace l'ambiguità che dona alla tavola. Non sappiamo bene quando l'impostore/sosia del protagonista dice quelle frasi. Magari le ha dette prima di legare il tizio come un salame, magari gliele dice dopo. Magari non ha detto una parola e le pensa e basta. Inserendo invece una battuta nell'ultima vignetta le cose si fanno più chiare e dirette.

Io preferisco la prima opzione, ma mi piaceva mostrarle entrambe in questo dietro le quinte. Dietro le quinte che è stata letto in anteprima da tutti gli abbonati di Appunti dai tavolini di un bar, la mia newsletter che spedisco ogni domenica da 38 settimane filate. La uso per parlare del mio lavoro, di cose che mi piacciono e di riflessioni, un po' abbozzate un po' in divenire, sulla narrativa e altre cose. Inoltre ci inserisco (quasi) sempre la sceneggiatura di una tavola autoconclusiva e alcune di queste tavole, a volte, vengono poi disegnate. Per cui se siete curiosi potete iscrivervi alla newsletter andando a questo link e inserendo il vostro indirizzo mail nell'apposita casella.

lunedì 17 luglio 2017

Il Bus di Paul Kirchner è una striscia a fumetti molto particolare

C’è un tizio che aspetta l’autobus. Come premessa per una striscia a fumetti non sembra tra le più stimolanti. Eppure Paul Kirchner ne ha tirato fuori The Bus, una delle strisce comiche più interessanti che abbia letto, apparsa su Heavy Metal a partire dal 1979. Per farvi davvero un’idea del lavoro di Kirchner la cosa migliore è leggere le strisce che ho selezionato lungo questo post, o andare in questa gallery dove ne trovate parecchie.

Considerarla solo una striscia comica penso sia un disservizio al lavoro di Kirchner. Di sicuro un bel numero di strisce hanno un’impronta umoristica parecchio marcata giocando sulle aspettative del lettore e sui cliché dell’autobus come luogo-nonluogo che bene o male conosciamo tutti. Ma spesso Kirchner si diverte a usare le sue influenze di scuola surreale con rimandi più o meno espliciti ai maestri della pittura, usando il bus, la fermata, la strada e la città come elementi che a volte si fondono tra loro, a volte si compenetrano, a volte diventano la striscia o la vignetta.
Mi diverte molto il suo approccio parecchio rigido alla gabbia della striscia, che è quasi sempre divisa in vignette tutte uguali tra di loro, che gli permettono di giocare sul contenuto delle singole vignette e della striscia nel suo complesso, creando loop infiniti tra la prima e l’ultima. O, in alcui casi, anche giocando col senso di lettura della striscia che, se disorienta l’anonimo protagonista, rimane mi pare sempre molto leggibile e chiara al lettore.

Ed è questo un altro aspetto che mi piace molto di come Kirchner disegni le sue strisce di The Bus: sia che si tratti di battute leggere o di momenti più cerebrali e surreali, direi che non bara mai nei confronti del lettore con soluzioni del tutto campate in aria e inconcludenti. Ci sono sempre un rigore e una costruzione a monte che secondo me aumenta il senso di sbilenca realtà irreale in cui si muovono l’anonimo protagonista, il bus e il conduttore. E il fatto che riesca a fare tutto questo usando quasi sempre strisce mute è per me ammirabile.

Roba da godersi ma pure da rileggere con calma e studiare. Io mi sono comprato i due volumi editi da Tanibis Editions, cartonati che raccolgono anche le strisce più recenti. Kirchner infatti smise di lavorare a The Bus quando la rivista Heavy Metal passò dalla mensilità alle quattro uscite annuali, dicendo che gli pareva di iniziare a sentire un po' di affaticamento nel mantenere la sua creazione fresca e interessante. Avendo letto il secondo volume con le strisce nuove, direi che il periodo sabbatico interrotto nel 2013 non solo non lo ha fatto arrugginire dal punto di vista tecnico, ma di sicuro gli ha fatto passare la sttanchezza creativa. Ammesso ce l'abbia mai davvero avuta.