giovedì 20 marzo 2014

The Bay - 2012

La trama di The Bay è tutt'altro che originale. Una piccola città sulla costa viene sconvolta da un'invasione di parassiti che ne falcidiano la popolazione in maniera veloce e dolorosissima durante il 4 di luglio. Un attacco che parte dal mare ma si propaga da più fronti perché a essere infetta è l'acqua. 


Epperò il modo in cui il caos viene messo in scena mi ha fatto una bella impressione. Perché Barry Levinson, il regista, ha avuto un paio di intuizioni che, di nuovo, non sono botte di originalità ma le ha sapute mettere in scena in maniera che mi pare molto efficace.


 Ha scelto di raccontare la storia dell'invasione e del caos con tre linee temporali. Il film viene presentato come un documentario di denuncia realizzato da una sopravvissuta, la giornalista di nome Donna che era presente durante il delirio di morte e spargimento di sangue accaduto il 4 luglio. Donna ha passato i tre anni successivi cercando tutto il materiale video su cui ha potuto mettere le mani per mostrare cosa è successo. Impresa titanica perché il governo ha fatto di tutto per mettere a tacere l'evento, sequestrando tutto il sequestrabile. A partire dalle testimonianze di due ricercatori che nelle settimane precedenti l'invasione erano giunti a scoprire il parassita che sarà l'artefice della carneficina del 4 luglio.




Ora, è vero che in quest'epoca di social ovunque è dura credere che un qualsiasi governo possa davvero far sparire ogni traccia di un evento così drammatico di cui ci sono centinaia di testimonianze e prove dirette. Ma prendiamola per buona (e poi, per quello che ne possiamo sapere, magari Donna è solo l'unica ad essersi sbattuta a mettere insieme i pezzi presenti qua è là per il web. Ma questa è solo dietrologia).



Se la premessa vi convince vi potete godere il docu-film in cui Donna, che lo racconta in voice-over, mostra le immagini che ha raccolto dando loro un senso compiuto. E in stile foundfootage si tratta di fonti video di ogni tipo: telecamere del canale televisivo per cui Donna lavorava quel giorno come studentessa al primo servizio, cellulari dei pazienti e dei dottori, telecamere di sicurezza stradali o dell'ospedale, dashcam delle macchine della polizia, webcam usate tra famigliari e amici che si tengono in contatto quando i parassiti cominciano a mangiarli da dentro, pagine web su cui sono caricati video di pazienti a un passo dalla morte o complottisti che cercano di scoprire la verità sugli allevamenti di polli che danno da vivere a tutta la città. 


Si tratta di un flusso continuo di cambi di inquadratura e, letteralmente, di camera che rende molto bene il senso di caos e frenesia di quanto sta accadendo sul momento e anche il caos e la difficoltà di riuscire a rimettere a posto i pezzi quando le fonti sono decine, frammentate e in pessimo stato. Il tutto senza, mi pare, rendere però confuso il film che anzi viaggia bello spedito e chiaro passando per ansia, paura e momenti di discreta tensione.

Come un paio di scene non troppo lunghe in cui invece di vedere le condizioni in cui riversano le persone colpite dai parassiti le sentiamo e basta lamentarsi, vedendo invece come reagiscono in un caso Donna e in un altro due poliziotti a delle urla fatte di dolore e terrore inspiegabili. Un non visto che ti fa immaginare le peggio cose supportato per una volta da un sonoro che invece di buttarla sul facile uso di bombe sonore riesce ad aumentare il vuoto e l'incertezza in cui si trovano i personaggi.




La pluralità di fonti mostra le reazioni personali di alcuni personaggi minori, come la ragazzina che si attacca a Skype fino all'ultimo per non sentirsi sola mentre muore, la madre che manda un messaggio alla segretaria della figlia dicendole di non attraccare alla baia o il dottore che si riprende ben sapendo di essere stato infettato e destinato a morire. Dettagli qua e là che danno ciccia e cuore alla vicenda senza risultare posticci e senza appesantirla.


Anche l'intersecarsi delle linee temporali, tra la Donna di oggi che commenta la Donna del 4 luglio e mostra, oltre al giorno dell'attacco, i video dei ricercatori morti scoprendo i parassiti, funzionano bene nel raccontare quanto serve a capire tutto senza cadere in pipponi lunghi e pedanti. In particolare mi pare che poter vedere e sentire come sia cambiata Donna da quel 4 luglio nei tre anni che sono passati aiuti a dare al film un filtro riflessivo che rimbalza bene con il delirio dell'evento.


E pure il finale (tranquillo, sveglione, non ti spoilero nulla) mi ha garbato, col suo evitare salvataggi all'ultimo minuto o persone comuni che si scoprono eroi d'azione in pantofole, robe che avrebbero ucciso tensione e intenti della storia.


Si rimane alla fine con quel senso di frustrazione per aver testimoniato qualcosa di orripilante di cui si conosce la causa e, forse, un colpevole ma con la certezza che non si avrà nessuna soddisfacente risoluzione.

Poi di sicuro certi momenti a mio gusto son meno efficaci di altri ma nel suo insieme mi sembra una pellicola molto molto interessante.