venerdì 30 maggio 2014

James Gunn e I Guardiani della (porno) Galassia

I Guardiani della Galassia, ora come ora, è l’unico film di superdudbro in calzamaglia che mi attiri. Non ho visto un trailer, evito per il possibile le immagini promozionali, non posso schivare in nessun modo le gif (ma qualcuno sta analizzando quanto siano utili le gif animate per fini promozionali?) che imperversano su tumblr. E non ho manco mai letto un fumetto con protagonisti questi personaggi. Il film mi attira perché è scritto e diretto da James Gunn.

“E chi cazz’è?”

Ora, se avete poco tempo vi dico solo che è, coi fratelli, l’ideatore di PG Porn, una serie di corti per gli appassionati di porno a cui piacciono i porno, ma senza il sesso. Vi linko anche uno dei videi, con protagonista Charlie Brown:


Ecco, che la Marvel abbia dato in mano a uno così alcuni dei suoi personaggi è quanto meno interessante come mossa. Però Gunn ha anche scritto e diretto lungometraggi. Si è fatto le ossa alla Troma, sotto l’ala protettrice di Lloydd Kaufman. Ha lavorato alle sceneggiature dei due lungometraggi dedicati a Scooby Doo e a quello del remake di Dawn of the Dead. 

Però se a me il film attira è soprattutto per i due film che Gunn ha diretto e scritto: Slither e Super.


Slither è uno di quei horror che riesce a mantenere un buon equilibrio tra umorismo, momenti gore e un sottotesto comunque inquietante e poco rassicurante. Si pregia poi di attori che sanno il fatto loro, da Nathan Fillon a Michael Rooker, un ritmo ben congeniato e degli effetti vecchia scuola comunque convincenti e che non urlano mai “Pezze al culo”. Il tutto paga omaggio-tributo-derivazione agli horror anni ’80, ma ha comunque un suo carattere.


Super invece è un film sui supereroi, ma del filone realistico. Uno sfigatone un giorno vede Dio che gli dice di picchiare i cattivi. Si lo so, “realistico” e “dio” nella stessa frase possono stonare, ma chiedete a una qualsiasi persona che soffra di allucinazioni quanto sono finte le cose che vede e sente. Comunque una storia che va in direzione contraria rispetto alla norma imperante quando si parla di supertizi: zero glamour, ben poca retorica, niente (o quasi) romance, finale amarissimo. Ne ho parlato qualche tempo fa, qua, se volete approfondire un pelo.


Ora, due pellicole che trovo particolari ma accomunate da una cosa: situazioni stra viste con personaggi stravisti che riescono comunque a colpire perché quello che ha scritto e diretto i film è riuscito a dargli una piega particolare che li stacca abbastanza dai cliché soliti.

Possibilità che immagino Gunn ha avuto perché si tratta di progetti personali e piccoli. Slither aveva un budget di 15 milioni di dollari, Super di 2 milioni e mezzo. Produzioni a bassissimo costo, dirette a un pubblico di nicchia e con una messa in scena tutt’altro che mainstream. 

Ma con 2.5 di dollari la Marvel ci paga probabilmente il catering per una settimana di produzione, o gli effetti di Rocket Racoon. I Guardiani ha un budget di 150 milioni di dollari, una campagna promozionale che sta sfrantecando i maroni a tutto il mondo e soprattutto un’aspettativa da parte del grosso pubblico che è ormai figlia del film Marvel medio: niente di troppo difficile da seguire, niente di troppo strano, niente che richieda un po’ di lavoro da parte dello spettatore a fare 2+2. Che già se gli chiedi di fare 1+1+2 potrebbe andare in iperventilazione.

La curiosità di vedere il film mi scaturisce proprio dal vedere come Gunn, uno che è nato e cresciuto nel low-budget e che per quanto derivativo ed esagerato mi pare abbia una sua visione precisa di come raccontare una storia, riesca a scontrarsi con una grossa produzione. Per farmi capire: Batman Returns e Spiderman 2 sono tra i miei film di superfessi preferiti proprio perché la visione dei registi ne esce forte, quasi cozzando con quella dei personaggi. 

Chiudo con lo speciale di natale di Charlie Brown, versione PG Porn:



martedì 27 maggio 2014

Sotto una luna d'argento senza mattino.

1880, nel New Hampshire. Strane morti, mostri nel bosco, sceriffo che non sa che pesci pigliare, bella donzella che decisamente non è in pericolo, cacciatore di taglie, romanziere eccentrico, indiano magico. Vi attira?

Ma soprattutto, vi attira il weird western?  Tipo il western, ma con tinte horror, sovrannaturali, gotiche o robe simili. Ora, non è che basti prendere un western, infilarci dentro gli zombie, o i vampiri o cthulhu e BOOM c’hai il weird western li, pronto. Perché, e qua si tratta di una visione mia personale, il weird è un po’ come il noir: si tratta più di un attitudine, di un atmosfera o di una sensazione che di un genere davvero ben definito, codificato e con paletti e cliché molto molto standardizzati. Un terreno di gioco in cui bisogna muoversi tra varie basi nel tentativo di rendere una sensazione che sia appunto fuori dalla norma, un po’ morbosetta, con punte che più che di paura magari siano di fastidio e mancanza di ordine e senso compiuto. 


Ammesso che siano atmosfere che vi garbano, Luna d’argento, scritto e disegnato da Eric Herenguel, secondo me funziona non male nel riuscire a tirarle fuori. Usando in maniera efficace un umorismo che attraversa tutto il fumetto dall’inizio alla fine, in particolare nella figura dello sceriffo: sbruffoncello, invaghito della bella e misteriosa Kathy giunta all’improvviso in città, un uomo retto che tenta in qualche modo di tenere retta la sua città di fronte a eventi mortali che capisce e non condivide e altri sovrannaturali che semplicemente non capisce. Ma non capire qualcosa non è un buon motivo per smettere di fare la cosa giusta o almeno provarci. Magari deridendolo per farsi un filo di coraggio.


L’umorismo dello sceriffo, usato come meccanismo di difesa per affrontare le situazioni di nervosismo o confusione, aumenta per contrasto l’atmosfera che si fa sempre più malsana e tesa nella storia. Una serie di omicidi brutali rompe il tran tran della classica cittadina tranquilla montando l’isteria della collettività. I colpevoli sembrano essere animali selvaggi della foresta, o il solito indiano stregone. O tutti e due? Certo che sti animali, con quest’aspetto da bestia infernale, non convincono nessuno. E poi ad ascoltare il prete che parla di giudizio divino e angeli vendicatori...


Insomma, mentre l’aspetto sovrannaturale prende la sua forma e occupa sempre più spazio, mentre la violenza degli omicidi non si ferma, mentre i cittadini di rispettata tempra morale si mostrano facili alla pistola e un cacciatore di taglie arrivato da fuori che cita le fiabe di Perrault decide che il colpevole è lo sporco indiano, il nostro sceriffo cerca di reggere con battute e osservazioni che si fanno sempre meno divertite e sempre più sentinelle del suo essere impermeabile al concetto di sovrannaturale ma pragmaticamente aperto ad accettare quanto di strano gli si spalanca di fronte agli occhi. Se una porta si apre e ti mostra qualcosa che non può esistere, puoi anche non crederci ma è meglio se agisci per salvarti la pelle.


Insomma, una storia che se ha un sacco di elementi già visti e già sfruttati (uno su tutti di cui avrei fatto volentieri a meno è al questione dei Templari) e paga i debiti ai soliti autori noti del sovrannaturale, se la gioca secondo me molto bene nel reparto atmosfera: si sorride spesso ma senza mai dimenticare che si è sull’orlo di qualcosa di bruttissimo e cattivo.

Inoltre il design delle bestie che vedete nelle immagini che ho aggiunto al post, a me piacciono un casino. Ma pure qui, questione di gusti. Ah, costa 7euro, che mi pare un prezzo onestissimo per 120 pagine a colore brossurate.