venerdì 8 maggio 2015

Triple Threat Watch - After Watch, o di come Max sia un tipo normale in un posto speciale

Triple Threat Watch: in cui vi parlo di tre film in qualche modo collegati tra loro. Qua trovate l'intro al TTW, e qua sotto la terza entrata, dedicata a Mad Max Beyond the Thunderdome, del 1986. Qui la prima e qui la seconda e qui la terza.

Tre film entrano, uno solo ne esce!

E bene o male credo siamo tutti d’accordo nel dire che a uscirne vincitore è il secondo, Road Warrior.

Però l’idea del Triple Threat Watch non è tanto quella di decretare un vincitore, ma di rimuginare su film che per un motivo o per l’altro hanno qualcosa di simile. Qui abbiamo lo stesso protagonista che si muove nello stesso mondo. Con l’interessante aggiunta che il mondo in cui si muove cambia intorno a lui, e non cambia mica poco.


 Guardare i tre film uno via l’altro l’ho trovato più interessante di quanto pensassi. Notare lo scarto in avanti che George Mille ha cercato di dare a ogni pellicola penso possa mostrare un approccio al racconto seriale che mi pare non sia molto battuto, in special modo negli ultimi anni.

Se ci si pensa le differenze che abbiamo tra il primo e il secondo film sono così forti che potrebbero quasi essere storie del tutto separate. Anzi, in un certo senso è così. A occhio direi che il secondo film sia una storia che sta in piedi da sola, contenuto in se stesso. Forte della sua trama ridotta all’osso che rientra nella lunga e sfaccettata tradizione del:

uno straniero arriva in una città piena di gente onesta funestata da un gruppo di cattivi, e fa il culo ai cattivi

si tratta di una storia in cui tutto viene giocato su atmosfera, ambientazione, interpretazioni e capacità del regista di rendere tutto interessante e affascinante. Anche togliendo l’intro in flashback e il voice-over che ci fanno sapere il passato di Max, non perdiamo un granché. Un po’ perché il film ci mostra molto bene come funzionano le cose in questo mondo, un po’ perché è il comportamento di Max all’interno della pellicola a farci sapere con chi abbiamo a che fare.

 

Certo, sapere che ha perso la famiglia e come aggiungono qualcosa di tragico, ma come dice Pappagallo “Abbiamo tutti perso qualcuno, non pensare di essere speciale.”.

E in effetti Max non è un personaggio particolarmente speciale. Non ha poteri, non ha capacità che lo rendano diverso dagli altri, fatta eccezione per le qualità che ogni eroe deve avere: non molla, è furbo, preparato. Ma, a parte l’orrendo mullet che gli spunta nel terzo, è un uomo normale che si muove in un mondo assurdo.

 

Che è l’altra cosa ad avermi colpito nel rivedere i film. Pur non potendolo considerare un eroe, dato che come ci ricorda lui è li solo per la benzina, Max rimane tra i personaggi più “eroici” del film. Ma non tanto per coraggio o sprezzo del pericolo superiore alla norma, quanto per l’assenza di certe caratteristiche nella non-società che lo circonda.

Nel primo film gira le spalle alla polizia.
Nel secondo aiuta i villici per la benzina prima, e poi perché non ha altra possibilità di sopravvivenza.
Nel terzo, ok, aiuta dei bambini, ma non bisogna essere eroi per trovare discutibile che dei bambini vengano stuprati e mangiati. E forse non in questo ordine.


Altra evoluzione evidente è l’intrusione dell’umorismo a partire dalla seconda pellicola. Se nella prima l’unica cosa che possa strappare una risata è l’aspetto grottesco di alcuni personaggi e di alcune situazioni, che sfocia comunque più da un fastidio che si prova guardando persone fare qualcosa che stride, nel secondo l’ironia è più buffa.

Pensate a quando il pilota dell’autogiro è tenuto sotto minaccia dal cane di Max, o sempre il pilota cerca di sedurre LaBella™ dei villici. Sono moneti brevi, ben calibrati, che non scalfiscono mai la violenza di tutto ciò che accade. Al contrario del terzo film, in cui l’umorismo non è più solo momento eccezionale tra un mare di dolore e nichilismo, ma compagno dell’azione che porta la pellicola più vicina a quel concetto di action moderno a la Commando.


Il che mi porta a notare come nei primi due film non ci siano praticamente i tipici one-liner da eroe d’azione, che scarseggiano pure nel terzo. E questo perché Max è, per lo meno in queste tre pellicole, un giustizie vecchia scuola e non un action-figure che se gli tiri la cordicella spara col bazooka come fosse un revolver.

Insomma, per me è stata una re-visione molto più fica di quanto m’aspettassi che mi ha solo fatto aumentare allo stesso tempo la scimmia e la paura di vedere Fury Road.


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